Le cose che ho imparato da Auggie ♡
Mi sono arrovellata a lungo sulla questione. Ne parlo o non ne parlo? Non sono mai stata brava a recensire libri, soprattutto quando toccano tematiche così delicate. Alla fine ho deciso di non parlarvi del libro Wonder, ma di ciò che ho capito durante la lettura. La premessa è questa: non ho ancora finito di leggerlo, mancano poche pagine. Ne parlo ora perché non voglio che il mio post venga influenzato in alcun modo dal finale, qualunque esso sia.
Quando l’ho trovato sullo scaffale della libreria ho letto sul retro:
“Fatevi un favore, leggete questo libro, la vostra vita sarà migliore”
N.Sparks, autore di “Le parole che non ti ho detto”
Non sono grande fan dei racconti strappalacrime e decisamente poco realistici di Sparks, ma il commento mi sembrava curioso e potente, e in quel momento era diretto proprio a me. Ho aspettato qualche settimana, poi ho ritrovato lo stesso libro nella stessa posizione, e ho deciso che quel libro…era lì per una ragione precisa.
Ho dovuto ripercorrere, anche se un po’ riluttante, la mia esperienza di ‘bullismo’ durante la Story & Character Masterclass. Per creare un personaggio/protagonista importante, nel quale ci si possa facilmente identificare, bisogna trovare un cattivo. Non deve necessariamente trattarsi di un mega-malvagio, così ci hanno insegnato a prendere spunto dalla nostra esperienza. Chi era il nostro cattivo? Quali le sue motivazioni, i suoi punti deboli? Io, di ‘cattivi’ nella mia vita ne ho incontrati tanti. Ho fatto tanto lavoro per riuscire a rimuoverli dai miei ricordi, non perché fossero artefici di chi sa quale orribile gesto, semplicemente non meritavano di occupare nemmeno una piccola parte dei miei ricordi.
I primi cattivi li ho incontrati alla scuola elementare. Nulla in confronto alle sfide che Auggie deve affrontare durante il libro, ma qualcosa di molto simile per certi versi. Ho passato tanti anni (scuole medie comprese) a sentirmi sbagliata, e credo di aver in qualche modo trascinato questa sensazione anche fuori dai cancelli delle mie scuole. Perché quei bambini riuscivano a farmi sentire sbagliata? Sbagliata perché portavo grandi occhiali, perché i miei vestiti non erano firmati, sbagliata perché già ai tempi sceglievo con chi passare il mio tempo.
Il ricordo più triste è quello della mia festa di compleanno. Avevo scelto con cura chi invitare e chi non invitare, ma la voce si era sparsa in fretta, perché i bambini non sanno sempre mantenere i segreti. Così mi sono ritrovata letteralmente circondata durante la ricreazione. Le bambine che non avevo invitato si erano schierate contro di me, volevano spiegazioni, e non le chiedevano in modo gentile. In quella particolare occasione sono stata sconfitta dai miei cattivi. Ho inventato una scusa decisamente poco credibile: la busta con i loro inviti era caduta dietro alla scrivania, ma l’avrei recuperata e ‘certamente! Siete invitate anche voi’. Inutile dire che molte di loro non si sono nemmeno presentate, ma ho passato una settimana d’inferno, crampi allo stomaco e senso di colpa. Per cosa, poi? Ai tempi pensavo che il senso di colpa fosse dovuto al fatto di non averle invitate. Oggi capisco che il senso di colpa era per non essere rimasta fedele a me stessa, e per aver dato a quelle bambine la possibilità di farmi sentire così piccola ed insignificante.
Continuando la lettura d Wonder, dopo l’episodio del compleanno di Auggie che mi ha fatto ricordare il mio, sono arrivati altri ricordi. A raffica. Giornate orribili a scuola, pianti isterici, false influenze e risatine soffocate alle mie spalle. A ripensarci, mi sono sentita tremendamente sola. Come Auggie e Jack in Wonder, anche io sono stata ‘in guerra’. Però, per dirla tutta, non ero sola nemmeno io. C’era qualcuno con me, almeno all’inizio delle scuole medie.
Una grande amica, con riccioli lunghissimi e un sorriso così sincero che ancora riesco a ricordarlo. B. era la mia migliore amica, abitava al piano di sopra del mio condominio e sin da piccole eravamo assolutamente inseparabili. Poi però le medie sono cominciate. Sono cambiate tante cose e speravo di non cambiare anche io. La nostra era una promessa senza contratti, una promessa silenziosa. Avremmo sempre contato l’una sull’altra. Vorrei potervi dire che la nostra amicizia è finita perché ‘persone diverse, interessi diversi, licei diversi’ e via dicendo. La verità è che la nostra amicizia è finita per colpa mia. Ad un certo punto era successa una cosa abbastanza spaventosa: i miei ‘cattivi’ volevano essere miei amici. Non so cosa fosse cambiato, ma finalmente si interessavano a me e nonostante avessi paura di loro, volevo che mi volessero bene. Ho scaricato B. durante la ricreazione tra la terza e la quarta ora, nel giro di dieci minuti le ho spiegato che non potevo avere più solo una grande amica, ma che il mondo ‘è bello perché vario’. Io, questa cosa, la ricordo così. Ma forse è stato anche peggio. Molto peggio. Ero talmente su di giri in quel periodo che non ricordo nemmeno così bene la sua reazione. Ricordo solo che da quel momento in poi tutto è cambiato.
Auggie non sarà proprio un supereroe, ma a quel Julian, il suo cattivo, non ha mai dato troppa importanza. Vorrei tornare indietro e fare lo stesso. In questo senso, per me, Auggie un superpotere ce l’ha. Cosa che io non ho mai avuto, perché per tanti anni ho cercato l’approvazione nelle persone sbagliate. Persone che portavano solo nuovi vuoti nella mia vita, che in fin dei conti non mi hanno lasciato nulla.
Ma nonostante tutto, quando la mia vita si è sgretolata in tanti pezzettini e ho dovuto traslocare, B. è venuta a trovarmi. Avrei voluto essere buona come lei, volerle bene ancora e chiederle scusa. Non credo di averlo mai fatto come si deve. Anche se eravamo piccole, per me questo resterà sempre uno dei miei errori più grandi.
Questo è ciò che ho imparato leggendo Wonder. A riconoscere i miei errori, perché è così facile superare quel confine, passare dalla parte del ‘cattivo’, trasformarsi in un mega-malvagio. Anche solo per una ricreazione.
La mia esperienza, che non potrei raccontare in un solo romanzo, mi ha insegnato tanto su quello che ora è il mio lavoro, la mia vita. Ed è anche grazie alla mia mega-malvagità temporanea ed infantile che ora ho imparato a scegliere le persone che mi circondano. E, guarda caso, sono tutte sorridenti e sincere come B. E nessuna di loro pretende un invito alla mia festa di compleanno, anche se arriverà.
Per concludere, riformulo il consiglio di Sparks a modo mio:
“Fatevi un favore, leggete questo libro, la vostra vita sarà
migliorela stessa, ma imparerete a perdonarvi”
P.s. B., se mi stai leggendo, queste sono le scuse che ti dovevo da tanto, troppo tempo.